Il patrimonio edilizio in italia è particolarmente “vecchio”. Circa 2/3 degli edifici esistenti sono antecedenti al 1973; anno in cui è stato emesso il primo regolamento riguardo al risparmio energetico nelle nuove costruzioni. La realizzazione di nuove costruzioni residenziali incide per circa l’1% rispetto all’edilizia esistente; di questa circa i 2/3 hanno un consumo stimato in media tra tra i 200 e i 250 kWh/mqa, mentre il restante 1/3 consuma circa 150 kWh/mqa.
I conti sono presto fatti: per intervenire in modo determinante nell’abbattimento dei consumi è indispensabile risanare e riqualificare gli edifici esistenti.
Dal calcolo del fabbisogno energetico è chiaro che l’intervento primo da eseguire per l’abbattimento dei consumi delle abitazioni esistenti è sull’involucro aumentandone la capacità di coibentazione. Il 72% del consumo è attribuibile al riscaldamento e al raffrescamento, il 13% alla produzione di ACS, il 12% elettrodomestici e solo il 3% all’illuminazione. È palese che assumere la responsabilità del risparmio energetico con il solo utilizzo di lampadine a basso consumo o con lo spegnimento del led della televisione è assolutamente irrisorio.
Le dispersioni nell’involucro edilizio sono attribuibili alle pareti, al tetto, alle finestre ed al solaio contro terreno o verso un volume non riscaldato. Un altro punto debole sono i ponti termici, spesso causa di umidità superficiale con conseguente comparsa di muffe.
Risanare un edificio sia dal punto di vista energetico che ambientale è utile e vantaggioso.
Il plus-valore che ne deriva è determinato almeno da questi sette punti:
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Meno spese di riscaldamento
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Miglior comfort abitativo
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Salubrità degli ambienti
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Tutela del clima e dell’ambiente
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Aumento del valore dell’immobile
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Economia locale
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Maggior potere d’acquisto